Negli ultimi anni, nonostante l’attenzione crescente verso cibo e nutrizione, c’è stata un’allarmante diffusione dell’obesità a livello globale. In Italia, ad esempio, il 45% della popolazione adulta è in sovrappeso o obesa, mentre circa il 24,7% dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni è in eccesso di peso.
Inoltre, si è registrato un aumento dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), con un’età media di insorgenza sempre più bassa.
Questi dati indicano che informazioni nutrizionali non sono sufficienti per contrastare questa tendenza; è necessario un approccio che riconosca il cibo come un comportamento multidimensionale, influenzato da significati psicologici ed emotivi.
Lo psicologo diventa quindi una figura chiave in questo contesto, richiedendo una conoscenza specifica e strumenti adeguati per intervenire efficacemente.
Tra gli approcci più innovativi c’è la Mindful Eating, che si basa sulla mindfulness e si differenzia dalle classiche diete focalizzandosi non su cosa mangiare, ma su come mangiare. Questo approccio promuove la consapevolezza durante l’atto del mangiare e le scelte alimentari, permettendo di identificare e cambiare i pattern reattivi che spesso portano a un rapporto conflittuale con il cibo.
La Mindful Eating favorisce scelte alimentari più consapevoli e durature, poiché intraprese come parte di un percorso interiore anziché come imposizione esterna.
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